Il clavicembalo

fonti
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/
Enciclopedia della Musica Garzanti – III ediz. Milano 1978

Il clavicembalo è uno strumento musicale a tastiera a corde pizzicate.

Il termine clavicembalo appare intorno al XV° secolo e la sua struttura definitiva si può datare intorno al 1440. Lo strumento è formato da una cassa a forma di ala coricata sulla quale sono tese le corde che vengono pizzicate da plettri innestati su salterelli spinti dai tasti. La cassa armonica era solitamente contenuta in un mobile inizialmente in legno lasciato grezzo, poi si passò ad usare legno pregiato come l’ebano, l’esterno e il coperchio venivano istoriati e ornati con avorio, osso e madreperla, e le gambe tornite tanto da essere già da sole quasi un’opera d’arte.

Le corde sono metalliche a lunghezza decrescente secondo la forma della cassa, i salterelli sono asticciole di legno posizionate in verticale all’estremità del tasto; in cima sono forniti di un plettro di cuoio e sopra di esso di un piccolo feltro sporgente che, quando il tasto non è abbassato, appoggia sulla corda.
Quando si abbassa il tasto il saltarello sale in alto, il feltro si sposta dalla corda e il plettro la pizzica producendo il suono; quando il tasto viene rilasciato il salterello ricade in basso per il proprio peso, una linguetta ruota all’indietro in modo che il plettro non tocchi più la corda e il feltro ritorna in posizione con il compito di smorzare le vibrazioni e di impedire che la corda entri in vibrazione per risonanza.

qui possiamo vederne il funzionamento

Alla tastiera possono corrispondere una o più serie di corde con altrettante file di salterelli: la serie di corde e salterelli costituisce il c.d. registro.
Nella maggior parte degli strumenti per ogni tasto vi sono due corde e due salterelli, si può fare scorrere il registro superiore allontanando così i plettri dalle corde; in questo modo si varia il timbro e il volume sonoro.
Anticamente erano diffusi i clavicembali ad una sola tastiera (manuale), meno frequenti quelli a due e molto rari quelli a tre. Nei clavicembali con due manuali abbiamo tre registri e quindi tre file di salterelli: la tastiera inferiore agisce sulle prime due, quella superiore sulla terza.

La timbrica del clavicembalo dipende da molti fattori:
a) dal materiale delle corde (ottone giallo, ottone rosso o acciaio)
b) dalla tensione delle corde (che dipende dalla lunghezza e diametro)
c) dalla posizione della fila dei salterelli rispetto alla corda: quando per una stessa tastiera vi sono due file di corde all’unisono, una di queste risulta avere un timbro più “nasale” semplicemente perché è pizzicata più vicino al ponticello;
d) dalle dimensioni della cassa e dallo spessore della tavola armonica.

Varie forme e dimensioni hanno caratterizzato il clavicembalo, determinando così rese sonore diverse; generalmente sono strumenti con quattro ottave, solo i più grandi arrivano a cinque.

Nel XVII° e XVIII° secolo in Europa sono attive diverse scuole, ognuna con le proprie caratteristiche di struttura e di estetica:

La Scuola Italiana (Venezia, Milano, Firenze, Roma e Napoli).
Gli artigiani italiani costruiscono clavicembali in legno di cipresso, leggeri, con un manuale e corde relativamente poco tese che producono un suono piacevole ma non robusto; venivano usati soprattutto come accompagnamento per il canto o di altri strumenti. Inizialmente grezzi, i clavicembali di scuola italiana si arricchirono via via di decorazioni molto elaborate.

La Scuola Fiamminga.
Hans Ruckers e i suoi discendenti introducono profonde novità: corde più lunghe e con una maggiore tensione, cassa esterna più pesante e una tavola acustica in legno di abete rosso molto flessibile per ottenere una sonorità più potente e nobile rispetto al clavicembalo italiano. Dai costruttori fiamminghi viene anche l’innovazione del doppio manuale, inizialmente usato per permettere una facile trasposizione piuttosto che per aumentare l’estensione e la capacità espressiva dello strumento. Le decorazioni sono molto meno elaborate rispetto alla scuola italiana e all’interno troviamo un rivestimento di carta decorata con arabeschi, delfini o motivi floreali. E’ usanza di questa scuola iscrivere all’interno del coperchio massime in latino e imprimere sulla cassa armonica un fregio dorato con il simbolo del costruttore.

La Scuola Francese.
I fabbricanti francesi imitano i loro colleghi fiamminghi, però aumentano ulteriormente l’estensione a cinque ottave. E i due manuali non si usano più solo per la trasposizione ma ora è possibile variare le combinazioni praticamente dall’unisono all’ottava. Il modello francese del XVIII secolo diventa il punto di riferimento per la costruzione degli strumenti moderni.

La Scuola Inglese.
In Inghilterra J. Kirckman e B. Shudi, provenienti rispettivamente dalla Germania e dalla Svizzera, producono clavicembali dall’esterno molto bello, verniciati e caratterizzati da un tono potente; questo però non determina un grosso successo e la fabbrica di Shudi viene adattata dal genero J. Broadwood alla produzione di pianoforti.

La Scuola Tedesca.
I tedeschi si rifanno al modello francese per ottenere una più ampia gamma sonora, probabilmente perché i principali costruttori tedeschi erano anche organari. E quindi abbiamo clavicembali utilizzare un coro di corde da 2 piedi, cioè due ottave sopra le corde principali da 8 piedi. Alcuni strumenti includono anche corde da 16 piedi accordate un’ottava sotto l’armonica principale e vengono adottati i tre manuali per controllare tutte le combinazioni di corde disponibili.
Di questa scuola ricordiamo soprattutto i Silbermann

L’affermarsi del pianoforte sembra segnare il declino per il clavicembalo, che però sul finire del secolo XIX°, quando si comincia a manifestare un certo interesse per la musica antica, ritorna ad essere largamente impiegato nelle esecuzioni musicali.

Da ricordare fra gli autori di musica per clavicembalo:

– italiani: G. Frescobaldi, B. Pasquini, A. Scarlatti, D. Scarlatti.;

– tedeschi: J. J. Froberger, J. Pachelbel, D. Buxtehude, J. S. Bach;

– francesi: F. Couperin, J. Ph. Rammeau.

– inglesi: W. Byrd, H. Purcell.

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G. Frescobaldi – Toccata Ottava del I° libro

D. Scarlatti – Sonata in D minor, K. 517

J.S. Bach – Concerto BWV 1052

Un pensiero riguardo “Il clavicembalo

  1. I clavicembali non sono quasi mai accordati con il normale temperamento
    “equabile” come i pianoforti, ma con altri temperamenti detti “inequabili”.
    In questi ultimi le varie tonalità hanno un diverso carattere sonoro, più eufonico
    per quelle con poche alterazioni e meno consonante per quelle che ne hanno
    di più. Ciò favoriva, nelle modulazioni da una tonalità all’altra, una varietà di
    “affetti” e chiaroscuri assai ricercata dai compositori.
    Il temperamento più antico è quello Mesotonico (con 8 terze maggiori pure)
    in uso dalla metà del ‘400 a inizio ‘700. Poi molto usati sono, fra gli altri,
    Tartini-Vallotti, Werckmeister III e Kirnberger III.
    Quella dei temperamenti è una materia molto complessa che i clavicembalisti
    devono conoscere e saper praticare.

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