G. F. Händel – Jephtha

Oratorio per soli, coro e orchestra

Il libretto si può reperire a questo indirizzo http://opera.stanford.edu/iu/libretti/jephtha.htm

La prima esecuzione dell’oratorio Jephtha avviene il 26 Febbraio 1752 al Covent Garden di Londra, quando Händel è ormai pressoché cieco dopo un intervento chirugico mal riuscito.

Nell’Antico Testamento, Libro dei Giudici, è scritto che Jefte fece un voto al Signore: “Se tu mi dai nelle mani i figliuoli di Ammon, la persona che uscirà dalle porte di casa mia per venirmi incontro quando tornerò vittorioso dai figliuoli di Ammon, sarà dell’Eterno, e io l’offrirò in olocausto“.
Iefte vinse la battaglia e si avviò verso a casa, a Mitspa: ed ecco uscirgli incontro la sua figliuola, con timpani e danze. Era l’unica sua figlia: non aveva altri figliuoli né altre figliuole.  E, come la vide, si stracciò le vesti, e disse: “Ah, figlia mia! tu mi accasci, tu mi accasci; tu sei fra quelli che mi conturbano! poiché io ho dato parola all’Eterno, e non posso ritrarmene“.

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Jephtha (tenore)

Iphis, sua figlia (soprano)

Storgè, sua moglie (mezzo-soprano)

Zebul, fratellastro di Jefte (basso)

Hamor, guerriero promesso sposo di Iphis (alto)

Un Angelo (soprano)

La prima parte è dedicata all’invito che gli Israeliti rivolgono a Jephtha di guidare l’esercito contro il loro nemico ed alla sua accettazione con il pronunciamento del fatidico voto sal Signore; Storgè è preda di cupi presentimenti mentre la figlia cerca di consolarla.

Il secondo movimento vede Jephtha vincitore celebrare il trionfo con Zebul, Iphis alla notizia della vittoria decide di andare incontro al padre con accompagnamento di musica e danze. L’orrore si dipende sul volto di Jephtha alla vista della figlia Jephtha e con disperazione le manifesta il voto fatto al Signore. La figlia accetta con rassegnazione, seppure con angoscia, il suo destino e la scena si chiude con il coro degli Israeliti che invocano la provvidenza divina.

La terza parte offre momenti di grande commozione incentrati nella preparazione del sacrificio; all’improvviso, poi, appare un angelo e vieta di procedere nel rito sacrificale dichiarando che Iphis è destinata ad una vita di celibato e al servizio del Signore. Tutti riconoscono con gratitudine l’intervento divino e con canti di gioia ringraziano il Signore per aver   risparmiato la vita di Iphis, e la pace finalmente conquistata.

Rispetto alla originale narrazione biblica, il libretto offre una variante al sacrificio cruento dell’unica figlia di Jefte: infatti mentre tutti ormai sono rassegnati e si apprestano ad offrire a Dio la vittima designata, per intervento angelico la vita di Iphis sarà risparmiata in cambio di un impegno perpetuo di castità.

II° Atto – Aria
His mighty arm, with sudden blow,
Dispers’d and quell’d the haughty foe.
They fell before him, as when through the sky
He bids the sweeping winds in vengeance fly.
His mighty arm. . .

II° atto  –  Coro

Cherub and seraphim, unbodied forms,
The messengers of fate,
His dread command await;
Of swifter flight, and subtler frame
Than lightning’s winged flame,
They ride on whirlwinds, directing the storms.

III° atto  –   Aria (Jephtha)
Waft her, angels, through the skies,
Far above yon azure plain,
Glorious there, like you, to rise,
There, like you, for ever reign.
Waft her…  da capo

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