Claudio Monteverdi – Tirsi e Clori

Claudio Monteverdi – Tirsi e Clori (Dal Settimo Libro dei Madrigali: “Concerto”)
Per due voci, coro, strumenti e basso continuo

Il Settimo Libro dei Madrigali di Claudio Monteverdi, intitolato “Concerto” e pubblicato nel 1619 con dedica a Caterina de’ Medici, duchessa di Mantova, comprende 32 madrigali da una a sei voci, gran parte col sostegno del solo basso continuo, alcuni con l’accompagnamento di strumenti. Tirsi e Clori, o “Concertato con voci e strumenti a 5“, è l’ultimo brano di questa raccolta. Il lavoro ha origine da una commissione del duca Ferdinando Gonzaga; la sua esecuzione, menzionata da Monteverdi, ha luogo a Mantova tra il 21 e il 28 novembre 1615. Il testo potrebbe essere opera di Alessandro Striggio, già librettista dell’Orfeo.

Questa raccolta si distingue dalle precedenti per varietà di forme, accenti e ambientazioni; per la prima volta gli strumenti non si limitano ad eseguire il basso continuo ma sono anche protagonisti.
Monteverdi, in una sua missiva, dà istruzioni precise sulle modalità esecutive facendo chiaramente emergere l’intenzione di differenziare i due protagonisti, sia con il loro posizionamento, sia con la timbrica degli strumenti che li accompagnano. Considerando la scena a forma di mezzaluna, pone ai due estremi un chitarrone come basso di Clori (soprano) e un clavicembalo come basso di Tirsi (tenore); i due solisti entrano danzando e tenendo in mano un’arpa o un chitarrone per accompagnarsi mentre cantano. Dopo il dialogo, al momento del ballo, si aggiungono ai due solisti altre sei voci, otto viole da braccio, un contrabbasso, una spinetta e due liuti piccoli.
Il brano è un piacevole e fresco quadro bucolico; si sviluppa in forma di dialogo ed è completato da un ballo concertato. Inizia con un dolcissimo duetto: Tirsi sollecita l’amata Clori alla gioia e ai piaceri della danza; la timidezza e la ritrosia della pastorella frenano il suo slancio passionale. Il duetto finale rappresenta l’unione fra i due che gioiscono nella danza assieme ad altre voci e strumenti.

Tirsi:
Per monti e per valli,
bellissima Clori,
già corrono a’ balli
le Ninfe e i pastori;
già, lieta e festosa,
ha tutto ingombrato
la schiera amorosa
il seno del prato.

Clori:
Dolcissimo Tirsi,
già vanno ad unirsi,
già tiene legata
l’amante l’amata;
già movon concorde
il suono alle corde:
noi soli negletti
qui stiamo soletti.

Tirsi:
Su, Clori, mio core,
andianne a quel loco,
ch’invitano al gioco
le Grazie ed Amori;
già Tirsi distende
la mano e ti prende,
ché teco sol vuole
menar le carole.

Clori:
Sì, Tirsi, mia vita,
ch’a te solo unita
vo’ girne danzando,
vo’ girne cantando.
Pastor, benché degno,
non faccia disegno
di mover le piante
con Clori sua amante.

Tirsi e Clori:
Già, Clori gentile,
noi siam ne la schiera:
con dolce maniera
seguiamo il lor stile.
Balliamo, ed intanto
spieghiamo col canto,
con dolci bei modi,
del ballo le lodi.

Il Ballo:
Balliamo, che il gregge,
al suon de l’avena
che i passi cor regge,
al ballo ne mena:
e saltano snelli
i capri e gli agnelli.
Balliam, che nel cielo
con lucido velo,
al suon de le sfere,
or lente or leggere
con lumi e facelle
su danzan le stelle.
Balliam, che d’intorno
nel torbido giorno,
al suono de’ venti
le nubi correnti,
se ben fosche e adre,
pur danzan leggiadre.
Balliamo, che l’onde
il vento che spira
le move e l’aggira,
le spinge e confonde
sì come lor fiede
se movon il piede;
e ballan, le Linfe
quai garrule Ninfe.
Balliam che i vezzosi
bei fior rugiadosi,
se l’aura li scuote
con urti e con ruote,
fan vaga sembianza
anch’essi di danza.
Balliamo e giriamo,
corriamo e saltiamo,
qual cosa più degna
il ballo n’insegna!

(Testo tratto da ChoralWiki)

Les Arts florissants, Paul Agnew

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.