Barbara Strozzi

Barbara Strozzi (1619 – 1677)

Barbara Strozzi spicca nel panorama musicale del Rinascimento come autrice di musica vocale e virtuosa di canto; le sue opere sono raccolte in otto importanti collezioni che, rompendo i pregiudizi sulla creatività musicale della donna, hanno trovato diffusione in Inghilterra e in tutta Europa.

Barbara Strozzi, probabilmente figlia naturale di Giulio Strozzi, riconosciuta nel suo testamento del 1628, vive in quel periodo in cui Venezia, al suo apice culturale, era una città ricca di curiosità accademica e di innovazione musicale. Si forma alla scuola del padre e di Francesco Cavalli, direttore della Basilica di San Marco. Dotata di una splendida voce e di un notevole fascino, diventa la musa ispiratrice di un gran numero di artisti e letterati che frequentavano casa Strozzi, sede dell’Accademia degli Unisoni.
Già nel 1634 la sua figura viene messa in luce nelle riunioni dell’Accademia degli Incogniti, il cui fondatore, il compositore Nicolò Fontei, la definisce “la virtuosissima cantatrice” di Giulio Strozzi.
Barbara Strozzi fa il suo esordio come compositrice nel 1644 con il “Primo libro de’ madrigali a due, tre, quattro e cinque voci”; altre raccolte, per circa un centinaio di brani tra madrigali, cantate, ariette e composizioni sacre, vengono pubblicate dopo il 1652, anno della morte di Giulio Strozzi.
Le composizioni sono soprattutto per suo uso proprio, cioè per solo soprano, con preferenza della forma strumentale a tre parti, con due strumenti melodici e il basso continuo; in esse, la forza stessa della voce trova enfasi in una maggiore libertà di scrittura, secondo quella che Claudio Monteverdi chiama la “seconda prattica” (*).

(*) Neologismo coniato da Monteverdi per distinguere il suo modo di scrivere musica da quello praticato da Giovanni Pierluigi da Palestrina e Gioseffo Zarlino, descritto come “prima prattica” nell’ambito della musica barocca.



Arie a voce sola, op.8 (1664): “Che si può fare”
Mariana Flores, soprano
Cappella Mediterranea, dir. Leonardo Garcia Alarcon



L’Eraclito amoroso (1651) – “Udite amanti”
Yoko Sugai, soprano – Jacopo Gianninoto, tiorba



Cantate Op.2 (1651): “Amor dormiglione”
Stefanie Brijoux, soprano – Zorro Zin, tiorba


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