Haydn – Missa Sancti Bernardi von Offida

Haydn – Missa Sancti Bernardi von Offida (Heiligmesse)

La Messa, scritta in onore di San Bernardo di Offida, beatificato nel 1795, prende come sottitolo “Heiligmesse” per la presenza nel Sanctus di un antico tema liturgico tedesco sulla traduzione “Heilig, heilig, heilig” del testo “Sanctus, sanctus, sanctus”.

Composta da Haydn al suo ritorno a Vienna come direttore della Cappella Esterházy, viene eseguita per la prima volta il 12 settembre 1796, presso la residenza estiva di Eisenstadt, per l’onomastico della consorte del principe, la principessa Maria Ermenegilda. Poi, rimaneggiata la partitura e rese più composite le parti affidate ai clarinetti ed alle trombe, Haydn la fa eseguire nella chiesa dei Cappuccini di Vienna l’11 settembre 1797, in occasione della festa per il nuovo santo.

La partitura prevede un organico di vaste proporzioni, con il coro assoluto protagonista; le voci soliste sono concentrate nelle due sole sezioni del Gloria e del Credo; l’esecuzione, in sei movimenti in conformità all’Ordinarium Missae, si suddivide in sotto sezioni secondo questo schema:

Kyrie: Adagio – Allegro moderato
Gloria: Vivace
      Gratias agimus tibi: Allegretto
      Qui tollis peccata mundi: Più allegro
      Quoniam tu solus sanctus: Vivace
Credo: Allegro
      Et incarnatus est: Adagio
      Et Resurrexit: Allegro
      Et vitam venturi: Vivace assai
Sanctus: Adagio
      Pleni sunt coeli: Allegro
Benedictus: Moderato
Agnus Dei: Adagio
      Dona Nobis Pacem: Allegro

Il sinfonismo caratterizza la partitura sin dalle prime battute. Il Kyrie, non è suddiviso nelle tre sezioni Kyrie, Christe, Kyrie, ma è articolato in Adagio, Allegro moderato, come i primi movimenti delle Sinfonie Londinesi. Dopo la solenne introduzione, l’Allegro moderato si sviluppa come un tema sinfonico, poi presenta un complesso fugato, un tema ascendente sul “Christe” e quindi ritorna al primo tema, interrotto da qualche pausa sospensiva.
Il Gloria è diviso in tre sezioni, di cui due giubilanti che racchiudono il riflessivo “Qui tollis”. Il “Gratias agimus tibi”, con i solisti in primo piano, è uno dei momenti più elevati: un contrappunto particolarmente fitto e complesso sottolinea la forte spiritualità del testo. L’ultima sezione si chiude con la fuga sul “Cum Sancto Spiritu”.
Anche il Credo si presenta in tre parti. La sezione che descrive il mistero del concepimento divino, “Et incarnatus est”, è quella più elaborata; Haydn riprende un suo vecchio canone sul testo profano “Gott ini Herzen, ein gut Weibchen in Arm” affidandone l’esecuzione a tre voci femminili, e poi a tre maschili.
Il Sanctus è una sezione alquanto concisa che si chiude con il breve fugato sull'”Osanna”.
Il Benedictus, invece, è una pagima ampia, paragonabile formalmente all’andante di sinfonia; chiude una breve coda sull'”Osanna”.
Nell’Agnus Dei si avverte una certa tensione, l’atmosfera è austera, ribadita dai soli archi che accompagnano il coro; chiude mirabilmente, tra pause improvvise e lunghe corone, il “Dona nobis pacem”, dalla intonazione giubilante che richiama il Kyrie e il Gloria.

Lorna Anderson, soprano
Pamela Helen Stephen, contralto
Mark Padmore, tenore
Stephen Varcoe, basso
Collegium Musicum 90 dir. Richard Hickox

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