Saint-Saëns: Concerto n. 1 per violoncello e orchestra

Camille Saint-Saëns: Concerto n. 1 in la minore per violoncello e orchestra, op. 33

Considerato da molti compositori, tra cui Shostakovich e Rachmaninov, il più grande di tutti i Concerti per violoncello, il Concerto in la minore di Camille Saint-Saëns viene eseguito per la prima volta il 19 gennaio 1873 al Conservatorio di Parigi. Il solista è Auguste Tolbecque, dedicatario dell’opera e uno dei musicisti più autorevoli legati alla Société des Concerts du Conservatoire, baluardo di conservatorismo che quasi mai programma opere di maestri contemporanei; per Camille Saint-Saëns, allora trentasettenne, questa esecuzione sancisce la sua definitiva accettazione negli ambienti musicali francesi.

L’opera, ben equilibrata, con temi distribuiti tra solista e orchestra senza che mai l’uno prevalga sull’altra, presenta spunti molto originali e vivacità d’espressione. La struttura può essere considerata classico-romantica; nell’unico movimento sinfonico convivono infatti tre singole sezioni, strettamente correlate da idee musicali condivise, che, in sostanza, rispettano i canoni della normale forma da concerto.

Allegro non troppo
L’inizio è poco tradizionale; dopo un brevissimo strappo dell’orchestra, il violoncello enuncia immediatamente il motivo principale. L’orchestra fa propri gl’interventi plastici del solista riproponendoli in un susseguirsi di chiamate e risposte che danno vita ad uno scenario di profondo pathos.

Allegretto con moto
La seconda sezione, che offre nuovi spunti tematici, si conclude con la ripresa del secondo tema del movimento precedente. Un grazioso Minuetto introdotto dagli archi costituisce l’idea principale; il violoncello intona un delicato controcanto che evolve poi  in un valzer, aggiungendo così un tocco enigmatico nella percezione storico-temporale.

Un peu moins vite
Anche in quest’ultimo movimento Saint-Saëns ripropone materiale precedente, evidente riferimento ai modelli ciclici di Liszt. Il tema principale si delinea come una delicata, melodiosa aria d’opera; i ritmi e melodie della prima sezione, qui ripresi, sono quasi irriconoscibili, ammorbiditi nei toni e dilatati nei tempi. Il violoncello appare solenne e drammatico nel sostegno corale dell’orchestra; intenso e struggente è l’episodio conclusivo.

Sol Gabetta, Orchestra Sinfonica Nazionale Danese, Paul McCreesh

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