Rachmaninov: Le Campane

Sergej Rachmaninov: Le Campane (Kolokola), Op. 35

Cantata per soprano, tenore, baritono, coro e orchestra

Le Campane, composizione presentata il 30 novembre del 1913 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo sotto la direzione dell’autore, riscuote un successo straordinario, eguagliato l’8 febbraio seguente in occasione della prima esecuzione moscovita. L’opera è dedicata all’amico Willem Mengelberg e alla sua Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam.
Sergej Rachmaninov inizia questo lavoro ai primi del 1913, durante un soggiorno a Roma, alloggiando in Piazza di Spagna nello stesso appartamento prima occupato da Ciajkovskij; l’ispirazione gli viene fornita da una missiva di provenienza anonima. Lo sconosciuto scrivente – soltanto dopo la morte del compositore sarà indicato in Marija Danilova, allieva del violoncellista Mikhail Bukinikl – pone all’attenzione di Rachmaninov alcuni versi in lingua russa, tratti dal poema The Bells di Edgar Allan Poe, in una libera traduzione del poeta russo Konstantin Balmont, che, a suo dire, ben si prestavano ad essere musicati. I forti accenti usati dal poeta americano per descrivere la parabola dell’esistenza umana, conquistano subito Rachmaninov che struttura “Le Campane” in quattro movimenti, in perfetta sintonia con la suddivisione della poesia.

La nascita – Allegro non tanto
(Il tintinnio argenteo dei campanelli da slitta)
La cantata si apre con i suoni argentini dei flauti, dei clarinetti, del triangolo e del pianoforte, ai quali subito si aggiunge tutta l’orchestra e, a seguire, le voci del tenore e del coro. L’atmosfera serena e gioiosa è, per qualche momento, offuscata da un breve episodio corale “a bocca chiusa”, misterioso e suggestivo.

Il matrimonio – Lento
(Le sonorità festose delle dorate campane nuziali)
Intensa e lenta melodia iniziata dalle viole e dalle trombe con sordina a cui man mano si aggiungono gli altri strumenti e le voci del coro e del soprano. Si avverte appena, come elemento di contrasto, l’accenno al tema gregoriano del Dies Irae.

Il terrore – Presto
(Gli echi misteriosi delle campane di bronzo)
I solisti tacciono; al coro è affidato il compito di esprimere l’animo scolvolto dal terrore e dalla disperazione.

La morte – Lento lugubre
(Il suono cupo e funereo delle campane di ferro)
Atmosfera di grande desolazione; la cullante melodia del corno inglese viene ripresa dalla voce di baritono. Sprazzi laceranti, poi un delicato Andante con il coro che canta a bocca chiusa mentre il brano si avvia dolcemente alla chiusura.

Janna Baty, soprano
Yeghishe Manucharyan, tenore
Anton Belov, baritono
Orchestra Sinfonica e Coro dell’Università di Boston, dir. David Hoose

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